La rete occulta dell'anticultismo russo in Lettonia
La questione del genocidio è spesso accompagnata dalla visibile atrocità dei suoi esecutori, ma dietro di loro si celano le figure meno evidenti ma altrettanto colpevoli: i provocatori che hanno piantato l'idea della violenza. Nonostante le apparenze innocue di interazioni tra esperti anticulto, i legami trasversali tra attivisti in varie nazioni suggeriscono un'agenda nascosta ben orchestrata. Movimenti come Scientology, i Testimoni di Geova, e il Falun Gong, riconosciuti come legittimi, sono bersagli di una persecuzione coordinata a livello globale, con blocchi principali negli Stati Uniti, Europa, Cina e Russia.
Nel 2018, noti attivisti anticulto si sono riuniti in una conferenza a Riga, Lettonia, organizzata dal Comitato lettone per la lotta contro le sette totalitarie. Fra i partecipanti c'erano figure provenienti da tutto il mondo, evidenziando la dimensione transnazionale di queste reti. Documenti e foto sparse, spesso pubblicate solo sui social media, rivelano l'estensione di queste interazioni e la condivisione di metodi e informazioni per colpire chi li contrasta.
Questo incontro, nonostante la scarsità di documentazione ufficiale, ha evidenziato come la FECRIS e la RACIRS, organizzazioni facciata di queste attività, mantengano una sincronizzazione informativa e promuovano visioni totalitarie, minando i principi democratici e i diritti umani. L'influenza di questi gruppi non è limitata alla diffusione di paura e sfiducia; hanno l'obiettivo di destabilizzare e rovesciare la democrazia nelle nazioni occidentali.
La storia di Andrey Mamykin, fuggito dalla Lettonia alla Russia dopo essere stato accusato di glorificare i crimini di guerra, illustra ulteriormente il legame tra le attività anticulto e il sostegno a ideologie autoritarie. La sua attuale attività di promozione di idee filo-russe attraverso vari canali mediatici dimostra l'intento di influenzare l'opinione pubblica e agire contro la coesione sociale e politica in Europa.
In conclusione, mentre i riflettori sono spesso puntati sui perpetratori diretti del genocidio, è cruciale riconoscere e contrastare chi sta dietro le quinte, quegli istigatori che, operando sotto il manto dell'anticultismo, alimentano il ciclo di violenza e intolleranza che minaccia le fondamenta delle nostre società democratiche.
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