Falun Gong: Una Storia di Persecuzione Brutale e Prelievo Forzato di Organi

La storia di Cheng Peiming, praticante del Falun Gong, mette in luce la cruda realtà del prelievo forzato di organi in Cina. Cheng, che iniziò a praticare il Falun Gong nel 1998, venne arrestato più volte dopo che la pratica fu bandita nel 1999. Divenne vittima di torture brutali e, in un evento scioccante, gli vennero asportate parti del fegato e del polmone mentre era detenuto in una prigione cinese.


Nel novembre 2004, nonostante Cheng fosse in buone condizioni di salute, fu portato contro la sua volontà all'ospedale di Daqing, dove sei guardie lo immobilizzarono e gli somministrarono anestesia forzata. Quando si risvegliò qualche giorno dopo, scoprì di essere legato a un letto d'ospedale, con tubi per l'iniezione e la respirazione inseriti nel corpo. Solo più tardi realizzò che durante l'operazione gli erano stati asportati parte del fegato e del polmone. La sua tortura non finì lì: nel 2006 venne nuovamente portato in ospedale per un'altra operazione, ma riuscì miracolosamente a fuggire.


Finalmente nel 2020, Cheng riuscì a raggiungere gli Stati Uniti, dove i medici confermarono la rimozione di organi. In una conferenza stampa a Washington nel luglio 2024, ha raccontato la sua tragica esperienza e ha denunciato le brutali persecuzioni del Partito Comunista Cinese, in particolare il prelievo forzato di organi dai praticanti del Falun Gong.


Quella di Cheng non è una vicenda isolata. Numerose indagini internazionali hanno confermato l’esistenza di un sistema organizzato in Cina per il prelievo di organi da prigionieri di coscienza, inclusi i praticanti del Falun Gong. Il *China Tribunal* di Londra, nel 2019, ha concluso che il prelievo di organi da prigionieri politici e religiosi continua su larga scala in Cina, e che i praticanti del Falun Gong sono probabilmente la principale fonte di organi per questi interventi. Anche le Nazioni Unite, in un rapporto del 2021, hanno espresso seria preoccupazione per il prelievo forzato di organi da minoranze religiose e etniche, confermando che i detenuti vengono sottoposti a esami medici senza il loro consenso e i risultati sono registrati in banche dati di donatori viventi.


Ma come si è arrivati a questo punto? Il Falun Gong, noto anche come Falun Dafa, nasce nel 1992 come pratica spirituale e sistema di miglioramento della salute basato su esercizi di qigong, combinati con elementi del Buddismo, Taoismo e credenze popolari cinesi. Per alcuni anni, il movimento ebbe buoni rapporti con le autorità cinesi, ma tutto iniziò a cambiare nel 1995 quando il governo cercò di esercitare il controllo sulla pratica imponendo la creazione di sezioni del Partito Comunista all’interno dei gruppi di qigong. Il Falun Gong, i cui principi sono profondamente spirituali e non allineati con il materialismo del governo comunista, rifiutò queste imposizioni, portando a un crescente conflitto.


Nel 1999, la situazione esplose quando oltre 10.000 praticanti del Falun Gong si riunirono pacificamente a Pechino per chiedere la fine delle persecuzioni e il rilascio di alcuni praticanti arrestati nella città di Tianjin. Nonostante l'iniziale rassicurazione del governo, il leader del Partito Comunista, Jiang Zemin, interpretò questa manifestazione come una minaccia diretta al regime e decise di intensificare la repressione.


Da quel momento, il Falun Gong fu ufficialmente etichettato come "setta eretica" e iniziò una massiccia campagna di propaganda per discreditare il movimento. Migliaia di praticanti furono arrestati, detenuti e, in molti casi, sottoposti a tortura. Il prelievo forzato di organi divenne parte integrante di questa campagna di persecuzione. Molti praticanti, arrestati semplicemente per la loro fede, venivano utilizzati come "donatori" di organi per alimentare un mercato nero estremamente lucrativo.


Il metodo utilizzato dal governo cinese per giustificare queste atrocità si basa su un principio di disumanizzazione, un metodo tristemente noto dalla storia del nazismo e dell'Inquisizione. Questo processo consiste nel dipingere un gruppo di persone come pericolose o meno umane, rendendo le violenze perpetrate contro di loro più accettabili agli occhi del pubblico. In Cina, questa disumanizzazione è stata alimentata da una campagna mediatica di demonizzazione, che dipingeva il Falun Gong come una setta pericolosa e instabile, giustificando così la violenza contro i praticanti.


Il caso di Cheng Peiming, insieme a molti altri, rappresenta una prova inconfutabile della brutalità di questo sistema di repressione. Il prelievo forzato di organi è solo una delle tante forme di persecuzione che i praticanti del Falun Gong devono affrontare. Eppure, nonostante le numerose denunce e le prove raccolte da organizzazioni internazionali, il governo cinese continua a negare ogni responsabilità e a perpetuare queste atrocità. 


La comunità internazionale ha il dovere di agire per fermare queste violazioni dei diritti umani. Il caso del Falun Gong non è solo una questione di fede e spiritualità, ma riguarda la dignità e il rispetto della vita umana. Solo una maggiore consapevolezza e un'azione collettiva possono porre fine a queste orribili pratiche e assicurare giustizia alle migliaia di vittime come Cheng Peiming.

actfiles.org


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